Da poco prima della metà dell’800 furono ideate alcune unità galleggianti per far fronte a particolari esigenze nei trasporti, dovute al peso o a limitati spazi disponibili, che si stavano creando o si pensava potessero determinarsi nell’ambito delle esplorazioni nei vari angoli della Terra o per dotare di barche di salvataggio quelle unità militari con ridotti spazi interni. Un primo esempio è l’invenzione, piuttosto estrosa, di Peter Alexander Halkett (1820–1885), un ufficiale della Royal Navy, consistente in una barca gonfiabile in tessuto che, in virtù della sua portatilità sarebbe stata utile nelle esplorazini geografiche. L’invenzione (1844) non andò oltre la realizzazione di alcuni prototipi con annesse fasi sperimentali anche in spedizioni artiche, ma a tutti gli effetti essa anticipò di quasi un secolo il gommone, quell’unità nautica, come zattere o piccole barche, costituita da elementi gonfiabili in tessuto gommato (da cui il termine italiano), provvisti di valvole necessarie al loro gonfiaggio e sgonfiaggio (in maniera simile al modello di Halkett) per poter essere riposto in appositi contenitori.
Il gommone, divenuto un prodotto valido intorno ai primi anni ’30 del ‘900 (il primo esemplare fu una zattera) è noto in inglese come rubber boat, rubber dinghy, inflatable boat (barca gonfiabile), mentre in francese è canot pneumatique, dove canot, termine derivato dallo spagnolo canoa, è genericamente una piccola imbarcazione a remi, di qualunque materiale, che in italiano diviene canotto, un termine oggi assegnato ai piccoli gommoni e che in passato, nell’espressione canotto automobile, indicava i piccoli motoscafi.
Nel 1874 è la volta di una barca realizzata in più sezioni (sectional boat) che venne impiegata in Africa Centrale dall’esploratore e giornalista inglese Sir Henry Morton Stanley (1841-1904). La discesa dei fiumi Laluaba prima e Congo dopo, avvenne impiegando alcune canoe e diverse unità lady Alice, questo il nome della tipologia di barca, che permise di superare quelle parti in cui la navigazione diveniva impraticabile, smontando le barche che venivano trasportate a spalla e poi rimontate nella parte successiva della via navigabile.
La riduzione dello spazio occupato era ottenuta invece con le barche pieghevoli (folding boat in inglese), di cui un primo esempio fu il battello Berthon, in tela impermeabile e ossature in legno, inventato intorno alla metà dell’800 dal reverendo inglese Edward Lyon Berthon (1813-1899), ma entrata in produzione negli anni Novanta di quel secolo, impiegata come scialuppa di salvataggio per unità militari con spazi interni molto contenuti come sottomarini, torpediniere e cacciatorpediniere. La barca divenne famosa per il suo impiego durante l’eccezionale inondazione della Senna del 1910 che colpì per diverse settimane molti distretti della capitale e diverse città che si affacciano sul fiume. Il livello fu talmente imponente che le imbarcazioni non potevano passare sotto i ponti. Dal nord della Francia giunse un contingente di marinai equipaggiato di numerosi battelli Berthon tanto da essere ritratti in numerose fotografie dell’epoca.
Anche il Titanic era dotato di barche pieghevoli, precisamente 4 unità, già testate ed approvate dal British Board of Trade (Ministero del Commercio), un modello ideato dal capitano di marina danese V. Engelhardt da cui prese il nome. Le 4 barche Engelhardt, caratterizzate da un fondo galleggiante a cui si collegavano tutti gli elementi della struttura superiore, integrarono le 16 scialuppe ordinarie, il numero minimo previsto dalle norme del Board of Trade in vigore all’epoca. Nel complesso le 20 scialuppe potevano trasportare solo il 53% circa di quelli effettivamente a bordo quella notte.
Le dotazioni di sicurezza erano regolamentate in funzione della stazza lorda della nave e non del numero dei passeggeri, con una soglia di 10.000 tsl oltre la quale la dotazione minima era di 16 scialuppe. Tale regola apparteneva ad una norma risalente al 1894 quando la maggior parte delle navi era di stazza inferiore a tale soglia, mentre nel 1912 la stazza delle navi passeggeri era cresciuta di molto. Il Titanic, ad esempio, aveva una stazza lorda di poco più le 46.000 tonnellate e una capacità totale di oltre 3.300 presenze a bordo.
A differenza dei battelli Berthon, effettivamente pieghevoli, con apertura e chiusura a compasso, le scialuppe Engelhardt, una volte smontate, si presentavano come la chiusura di un mantice. Non a caso il termine inglese che le identificava era collapsible lifeboat (letteralmente scialuppe che si afflosciano).
Durante la II Guerra Mondiale le barche pieghevoli furono largamente usate, proprio per la loro faciltà di essere caricate su un automezzo, per l’attraversamento di corsi d’acqua o per il sostegno di ponti galleggianti. A tal proposito il genio militare inglese, alla fine degli anni ’20 del ‘900 ideò un sistema di attrezzature, sviluppato poi negli anni successivi, costituito, oltre dalle barche pieghevoli, anche da cavalletti, ancore, sovrastrutture, denominato Folding Boat Equipment (FBE), con cui si potevano realizzare rapidamente ponti galleggianti idonei all’attraversamento di molte tipologie di corpi d’acqua per mezzi e uomini.
Come si sa il gommone è divenuto l’unità stivabile e trasportabile per antonomasia, ma le barche pieghevoli vengono ancora prodotte da cantieri specializzati in diversi modelli quali canoe, kayak, barchette tipo optimist. Nel maggio del 2004 una spedizione di scalatori inglesi della RAF, al comando dell’ingegnere Ian Edward Atkins (1958-2018) oltre a raggiungere la vetta dell’Everest (con il n. 1412), stabilì anche un primato tutto particolare, quello di aver navigato con una barca a 6000 metri di quota. Gli scalatori scelsero di portarsi una leggerissima barca pieghevole, escludendo un gommone per evitare di gonfiarlo ad alta quota con il rischio di esplosione e il pericolo di forature. Esclusero anche scafi in alluminio o in fibra per la loro pesantezza. Quando giunsero a 6000 metri il lago era appena ghiacciato in superficie così riuscirono a rompere il sottile strato e a mettere la barca in acqua con cui si spostarono per pochi metri, quel tanto che bastò per entrare nella storia dei primati.