Quando troviamo tra le caratteristiche di una nave (vessel particulars) un valore espresso in tons, senza altra indicazione, consideriamo quel valore indicativo della sua stazza.
Tale unità in effetti corrisponde al termine inglese tonnage, tonnellaggio, che nel linguaggio marinaresco designa sia il peso della nave sia il volume interno quale capacità di trasporto.
Il tonnellaggio come peso è indicativo del dislocamento di un galleggiante inteso, per il principio di Archimede, come il peso della massa d’acqua spostata (dislocata) dalla nave. Esiste così un dislocamento leggero (light displacement tonnage – déplacement lège), il peso di acqua spostata dalla nave dotata delle sole parti fisse quali gli impianti e le attrezzature di coperta e un dislocamento a pieno carico (displacement tonnage loaded – déplacement en charge), il peso dell’acqua spostata quando il pescaggio della nave è massimo.
La differenza tra dislocamento leggero e dislocamento a pieno carico è denominata tonnellaggio di portata lorda (deadweight tonnage DWT – port en lourd), corrispondente al peso di tutte le parti variabili, quale il carico, le forniture idriche e di combustibile, ecc. Naturalmente a seconda del carico il dislocamento corrente sarà compreso tra i due valori estremi.
Come unità di peso gli anglosassoni distinguono due tipi di tonnellate:short ton = 2000 libbre e long ton = 2240 libbre, la prima in uso negli Stati Uniti e in Canada e la seconda tipicamente inglese per cui storicamente e convenzionalmente un dislocamento espresso in ton va inteso come dislocamento in long ton, molto vicino alla tonnellata metrica (1 long ton = 1.016 t ).
Nei Paesi in cui sono applicate unità di misura metrico-decimale (cioè i multipli e sottomultipli delle varie unità di misura corrispondono alle potenze di dieci) il dislocamento è espresso in tonnellate (simbolo t o tonn) corrispondenti a 1000 kg.
La tonnellata, pur non rientrando tra le unità del Sistema Internazionle (S.I.) di misura, divenuto riferimento per molti Stati, tra cui l’Italia a partire dal 1982, è accettata per la sua diffusione come, appunto, nel settore navale (in altri ambiti i pesi sono espressi in Newton – N).
Come metodo di confronto tra navi il tonnellaggio di dislocamento (tipico delle navi da guerra) non era usato prima del XIX sec. anche se cenni ad esso compaiono fin da tempi antichi.
Non tutti sanno che si impiega anche un dislocamento di volume, espresso in m3, corrispondente al volume d’acqua spostato a un dato pescaggio.
Così un dislocamento di 10.000 m3 significa che l’opera viva dello scafo sposta questi metri cubi d’acqua e che moltiplicando questa quantità per la densità dell’acqua si ottiene nuovamente il dislocamento in peso. Con il valore di densità dell’acqua di mare di 1,025 tonnellate/m3 (valore di densità assunto nella fase progettuale quale valore medio) si ricava il dislocamento (in tonnellate) della nave in condizioni di navigazione in acqua di mare in estate.
Per le navi che navigano in corpi d’acqua dolce come fiumi e laghi, la densità viene assunta uguale a 1 t/m3 . In tal caso i due dislocamenti, in peso e volume, sono uguali in valore ma hanno diversa unità di misura.
Un ulteriore uso del termine tonnellaggio è quello nella misura dei volumi interni di una nave, base essenziale della capacità di trasporto di una nave, che ha due date fondamentali, quella del 1854 e quella del 1969.
Se nella terminologia anglosassone tale misura dei volumi è ancora indicata con il termine tonnage (nella terminologia francese è tonnage o jauge “sagoma”), in italiano è nota come stazzamercantile o semplicemente stazza, un termine derivato da staggio, asta graduata impiegata un tempo per misurare la capacità di un recipiente e in particolare per rilevare la portata di un bastimento.
Ai sensi della Convenzione internazionale dell’IMO, tenuta a Londra nel 1969, sulla misurazione della stazza delle navi, entrata in vigore inizialmente nel 1982 per le navi nuove e nel 1994 per tutte le navi tranne le navi da guerra, le navi di lunghezza inferiore a 24 metri di lunghezza e navi che navigano su alcuni laghi e fiumi, si riconoscono due valori di stazza:
1) la stazza lorda (GT, Gross tonnage – Tonnage brut) misura del volume interno complessivo di una nave. Essa ha sostituito la precedente espressione (del 1854) di Stazza lorda di registro (Gross Register Tonnage GRT).
2) la stazza netta (NT, Net Tonnage – tonnage net), un indice adimensionale calcolato utilizzando una formula matematica. Anche in questo caso la stazza netta ha sostituito la precedente Stazza netta del registro (Net Register Tonnage NRT).
Le applicazioni della stazza sono molteplici e varie: regolamenti sull’equipaggio, norme di sicurezza, tasse di registrazione, tasse portuali, oneri di pilotaggio, commissioni varie (agenzia, rimorchio, bacino di carenaggio, ecc.), ma anche per l’applicazione delle convenzioni IMO, quali SOLAS (ad esempio il numero di scialuppe di salvataggio e altre attrezzature di emergenza), MARPOL (Convenzione internazionale per la Prevenzione dell’inquinamento causato da navi), STCW (Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers – standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi) ed altro ancora.
Esistono poi stazze specifiche come la stazza per il Canale di Suez (SCGT e SCNT) e quella per il Canale di Panama (PCGT e PCNT).
La Convenzione del 1969 fornisce tutte le indicazioni per il calcolo della stazza della nave il cui valore e procedura è attestato da un certificato internazionale rilasciato dall’Amministrazione competente di ogni Stato aderente alla Convenzione attraverso un proprio fiduciario ente di classificazione (il RINA per l’Italia).
Salvo diversa indicazione, quando si fa riferimento alla stazza di una nave, ci si riferisce sempre alla stazza lorda (GT).