Noto anche come fluyt, flute, fu un veliero da carico del ‘600, di origine olandese (il primo esemplare fu varato nel 1595 nella città di Hoorn a nord di Amsterdam), le cui caratteristiche geometriche, costruttive e dell’attrezzatura velica furono pensate per minimizzare i costi di costruzione e di esercizio a vantaggio di una maggiore capacità di carico rispetto ad altre coeve unità da trasporto, determinando il successo commerciale dell’Olanda nel XVII sec.
La particolare, caratteristica forma della poppa molto ampia e tonda, riccamente decorata, terminante in alto con uno stretto castello, che ricorda il calice di cristallo a tromba, il flute, da cui probabilmente prese il nome, era la conseguenza di un ponte di coperta molto stretto, pensato per limitare i dazi danesi calcolati proprio su tale superficie, e un consistente volume interno.
La struttura dello scafo era ad ordinate con fasciame a paro, una modalità costruttiva di origine mediterranea, derivata dalle caracche, ed era realizzata con elementi strutturali primari in pino, in sostituzione della quercia più costosa e meno facile da lavorare, analogamente alle pinnace. Una tale scelta, se da una parte determinava una vita più breve (intorno ai 20 anni), dall’altra rendeva i costi di costruzione più bassi, inferiori del 40% rispetto a una nave di pari stazza.
Tipicamente era dotata di tre alberi come i galeoni, ma con una superficie totale velica inferiore, distribuita su un minor numero di vele manovrabili da equipaggi più contenuti e quindi con più bassi costi di esercizio: due vele quadre alla maestra e al trinchetto; una vela latina alla mezzana; un bompresso armato di civada e con l’alberetto di parrocchetto, altra caratteristica dei galeoni.
Le forme piene erano derivate da quelle delle imbarcazioni da pesca olandesi come i bayer, con un rapporto lunghezza/larghezza di 4:1 che aumenterà nel tempo fino a valori prossimi a 6:1, stazza da 300 a 500 tonnellate.
In effetti alle caratteristiche brevemente elencate esistevano altre legate a specifiche esigenze che la cantieristica olandese era capace di affrontare dimostrando ottime capacità costruttive: per specifici viaggi, ad esempio Mar Baltico, Mari del Nord, Mediterraneo, costa atlantica di Francia e Spagna, o per specifici commerci, quali caccia alle balene, trasporto di legname, sale e successivamente con la Compagnia olandese delle Indie orientali (la VOC), anche il trasporto di spezie preziose come noce moscata, cannella e chiodi di garofano, ma anche seta e cotone. Con l’inizio del ‘700 l’impiego più esteso del fluit mise in evidenza le limitazioni soprattutto strutturali che imposero una trasformazione delle caratteristiche originarie determinandone la scomparsa.
Un famoso fluit fu il tre alberi Hector che nel settembre 1773 portò 189 scozzesi in Canada, segnando l’inizio di una massiccia ondata migratoria dalla Scozia verso tale regione che prenderà così il nome di Nuova Scozia con Halifax capitale.
In ricordo di quel primo viaggio, nel 2000 venne varata, dopo 10 anni di costruzione, una replica di Hector, oggi visibile nel porto di Pictou, il luogo da cui è nata la Nuova Scozia.
Altro episodio da riportare è il ritrovamento nel 2020 di uno scafo di fluit nella zona occidentale del Golfo di Finlandia in ottimo stato di conservazione dopo 400 anni.