Si tratta di una barca formata da più sezioni (sectional boat) che venne impiegata dall’esploratore e giornalista inglese Sir Henry Morton Stanley (1841-1904) nella spedizione del 1874 in Africa centrale, qualche anno dopo aver rintracciato il grande esploratore scozzese David Livingstone (1813 – 1873), dato per disperso per cinque anni. Il successo del ritrovamento e la risonanza del libro How I found Livingstone diedero l’opportunità a Stanley di organizzare una seconda esplorazione nella millenaria ricerca delle sorgenti del Nilo.
Circa 20 anni prima, con la scoperta del lago Vittoria da parte di un altro esploratore britannico John Hanning Speke (1827 – 1864), si pensava di aver definitivamente individuata la sorgente del Nilo, ma vi erano ancora molte incertezze anche perché il lago non era stato completamente esplorato.
Livingston, con cui Stanley aveva avuto occasione, nei mesi successivi al suo ritrovamento, di esplorare la parte settentrionale del lago Tanganica escludendolo dalla pertinenza al bacino del Nilo, un’altra ipotesi che circolava allora, riteneva che fosse il fiume Lualaba la sorgente primaria del lago Vittoria.
Quando seppe della morte di Livingston, Stanley decise di pianificare una nuova spedizione in Africa allo scopo di fare chiarezza sulle varie ipotesi e soprattutto di identificare geograficamente il grande fiume Laluaba. Ricevuto un cospicuo finanziamento da due grandi testate giornalistiche dell’epoca, nel novembre 1874 sbarca a Bagamoyo sulla costa della Tanzania affacciata sull’Oceano Indiano.
Nel corso dei due anni successivi effettuò la circumnavigazione e il rilievo cartografico sia del lago Vittoria sia del lago Tanganica. Raggiunse poi la stazione araba di Nyangwe sulla sponda del fiume Lualaba da cui prese il via nel novembre del 1876 la nuova fase dell’esplorazione. La discesa del fiume avvenne impiegando alcune canoe e diverse unità lady Alice che permisero di superare quelle parti in cui la navigazione diveniva impraticabile, smontando le barche che venivano trasportate e poi rimontate nella parte successiva della via navigabile.
Dopo circa 300 miglia dalla partenza si accorsero che il fiume piegava bruscamente verso ovest per immettersi nel fiume Congo (noto per la prima volta agli europei alla fine del XV secolo), escludendo così completamente l’ipotesi di Livingston. In ogni caso la spedizione proseguì, sempre con le lady Alice, lungo il corso del fiume Congo fino all’avamposto portoghese di Boma a circa 60 miglia dalla foce sull’Oceano Atlantico nell’agosto 1877. Dopo 999 giorni portarono a termine la spedizione solo la metà delle persone partite (Stanley fu l’unico europeo sopravvisuto), un bilancio che portò l’esploratore inglese a coniare per l’Africa l’espressione The Dark Continent (il continente nero).
Per quanto riguarda la scoperta della sorgente del Nilo esistono più versioni di cui la più nota risale al 1937, questo perché la vastità dell’area degli affluenti, la presenza di terreni di ogni tipo (zone paludose, montagne e foreste) rendono difficile se non poco sensato individuare una vera e propria sorgente del secondo fiume più lungo al mondo.
Sulla vita successiva di Stanley vi sono informazion contrastanti sulle quali non siamo in grado di esprimerci. Si vuole qui sottolineare quanto Stanley disse all’indomani dell’impresa, attribuendo il risultato ai suoi principali portatori locali: “il successo è stato possibile grazie al coraggio e all’abilità intrinseca di 20 uomini … se non ci fossero stati quei 20 il viaggio sarebbe durato solo pochi giorni”.
In un’impresa successiva Stanley utilizzò un nuovo tipo di barca sezionabile con scafo in acciaio, la Advance.