Il 25 aprile 1431 la Querina, una cocca veneziana di Pietro Querini (1400? – 1448) membro della famiglia patrizia veneziana dei Querini, impegnata anche nell’attività mercantile via mare, salpò da Candia nell’isola di Creta, dove producevano uno dei vini più famosi e rinomati, la malvasia. Così, come era accaduto altre volte, con a bordo un carico costituito da malvasia, ma anche spezie, cotone, allume di rocca ed altro ancora proveniente dall’Oriente, la Querina prese il largo diretta alla volta delle Fiandre, sotto il comando dello stesso Querini con 68 uomini di equipaggio.
Dopo 7 mesi e mezzo circa, durante i quali furono sottoposti a numerose avversità per venti contrari, rottura del timone e infine per una forte tempesta, gli uomini dovettero abbandonare la nave su due scialuppe, in balia del vento e del mare. Solo 16 sopravvissero toccando terra ben distanti da dove fecero naufragio. Si trovarono così superstiti su un’isola dell’arcipelago delle Lofoten in Norvegia dove rimasero 3 mesi per poi rientrare a Venezia.
Poichè esistono in internet numerosi articoli sul naufragio, tra cui segnaliamo quello del Dizionario biografico della Treccani, abbiamo inserito solo una carta del percorso compiuto della cocca Querina.
Segnaliamo altresì che nel 2019 sono stati pubblicati due volumi di raccolta degli scritti di Pietro Querini e dei due suoi compagni di navigazione, Cristofalo Fioravante e Nicolò de Michiele:
– «Infeliçe e sventuratta coca Querina». I racconti originali del naufragio dei Veneziani nei mari del Nord a cura di Angela Pluda (Viella)
– «Il naufragio della Querina. Veneziani nel circolo polare artico» a cura di Paolo Nelli (Nutrimenti)
Consigliamo inoltre l’articolo del 2019 di Andrea Caracausi ed Elena Svalduz Quando a naufragare erano i veneziani. Infelice e sventuratta coca Querina riportato nella interessante testata giornalistica Il Bo Live dell’Università di Padova.
Si conclude l’articolo con alcune note sul termine cocca assegnato alla Querina. Le dimensioni dell’unità fanno supporre che le sue caratteristiche erano più prossime a quelle di una caracca (che già in quegli anni andava a sostituire la cocca) anche se i veneziani già da molto prima avevano adattato le cocche nordiche, del resto come i genovesi, aggiungendo uno o più alberi a vela latina che indicavano come navis, un termine di origine genovese e più raramente coche.