Dipinto ad olio, su tavola di noce di soli 31×24,5 cm, raffigurante un volto di uomo dallo sguardo beffardo e misterioso che ricorda un altro altrettanto enigmatico sorriso, quello della più famosa Gioconda di Leonardo da Vinci.
A ciò si aggiunge la mancanza di conoscenza sulla sua provenienza e come ne venne in possesso Enrico Pirajno, barone di Mandralisca (1809 – 1864), che si dice lo avrebbe ricevuto in dono durante una delle sue frequenti visite a Lipari dove, prima di allora, costituiva uno degli sportelli di un mobile da farmacia.
Unica certezza è che il ritratto fu eseguito da Antonello da Messina (1425/30 – 1479) tra il 1465 e il 1476. Scontato che quindi l’opera assumesse nel tempo più soprannomi tra cui Ritratto di ignoto o il più celebre Ritratto di un ignoto marinaio, come alcuni ritenevano che fosse per via dell’abito e della sua presenza a Lipari.
Per volontà del nobile siciliano alla sua morte il dipinto, insieme ad una discreta collezione di oggetti d’arte, fu affidato alla Fondazione Culturale Mandralisca di Cefalù che lo conserva tutt’ora in un museo aperto al pubblico.
Nel 2017 alcuni studiosi, partendo da un sigillo rilevato sul retro della tavola, avrebbero identificato in Francesco Vitale, vescovo di Cefalù dal 1484 al 1492, il protagonista dell’opera, una scoperta senz’altro valida da un punto di vista storico, ma che in qualche modo rende meno misterioso il quadro che continueremo a chiamarlo Ritratto di un ignoto marinaio.