Fino all’inizio del ‘700 e in certi luoghi anche oltre, le attività dell’uomo erano scandite dal rintocco delle campane che segnalavano l’ora della preghiera o il sorgere o il tramontare del sole. Ciò anche quando, a partire dalla fine del ‘400, molti campanili vennero dotati di orologio meccanico in sostituzione delle meridiane. Oltre alle campane si ricorreva all’uso di colpi di cannone per segnalare il mezzogiorno, quando il sole è in culminazione, il punto più alto dell’astro sull’orizzonte nel corso della giornata, una pratica, oggi manifestazione delle antiche tradizioni, molto diffusa in giro per il mondo, basta menzionare, senza andare lontani, la cannonata a salve di mezzogiorno sparata quotidianamente dalla collina del Gianicolo a Roma.
Soltanto nel ‘600, con l’invenzione del telescopio e dell’orologio a pendolo, gli scienziati ebbero la possiilità di misurare il tempo in minuti e secondi, ma ancora l’anno e il giorno rappresentavano le unità fondamentali del vivere quotidiano.
La conoscenza dell’ora nel corso della giornata divenne importante con la seconda metà del ‘700, quando lo sviluppo delle reti ferroviarie richiese la necessità di sincronizzare i diversi orari in uso nelle città lungo le tratte, soprattutto quelle dirette da est ad ovest lontane tra loro in longitudine (15° di longitudine portano una differenza di 1 ora).
Ma una buona ragione di conoscere l’ora esatta l’avevano soprattutto i marinai per poter determinare la loro posizione in mare. Se la latitudine veniva ricavata agevolmente già dal Medioevo, la longitudine poteva essere determinata solo con una misurazione esatta del tempo, la qualcosa fu resa possibile quando le tecnologie meccaniche raggiunsero il giusto livello di perfezionamento da consentire ad abili artigiani di realizzare degli orologi dell’affidabilità e precisione richieste in mare. Anche tale opportunità accadeva nella seconda metà del ‘700, prima di allora si tentarono inutilmente di applicare il metodo delle lune di Giove ( vedere articolo ), ideato da Galilei che risultò comunque utile per il perfezionamento delle carte nautiche, ma inadatto a bordo, e il metodo delle distanze lunari, basato sulle posizioni della Luna rispetto a ben definite stelle. Inizialmente furono le navi della marina inglese, la Royal Navy, a disporre a bordo di orologi di precisione, noti come cronometri, molto più precisi e costosi dei comuni orologi, capaci di mantenere nei viaggi l’orario di una posizione fissa, di solito il tempo del meridiano di Greenwich, permettendo di determinare a bordo la longitudine confrontando il mezzogiorno locale con quello del cronometro. Come si può intuire i cronometri andavano verificati almeno ogni volta che se ne presentava l’occasione pur sapendo che l’unico posto dove si poteva ottenere l’ora precisa era una torre astronomica dove venivano eseguiti i calcoli celesti per determinarla.
All’inizio dell’800 all’ammiraglio inglese Robert Wauchope (1788–1862) venne l’idea di sviluppare un metodo con cui comunicare l’ora precisa da un osservatorio astronomico alle navi. La sua invenzione consisteva in una grande sfera metallica cava che poteva scorrere su un palo mossa da un dispositivo ad un’ora definita secondo una ben precisa regola. La sua invenzione fu testata con successo nel 1829 a Portsmouth, in Inghilterra, sede dell’Accademia della Royal Navy. Quattro anni dopo anche l’osservatorio reale di Greenwich, che già dal 1819 si occupava della manutenzione dei cronometri marini della marina militare, fu corredato di una smile sfera, nota come Time ball. Nel 1836 il sistema fu installato anche a Liverpool ed Edimburgo, a cui seguirono diversi altri siti che dal 1850 circa non erano necessariamente osservatori essendo entrata in uso la telegrafia elettrica. Naturalmente il sistema fu abbandonato quando comparvero, all’inizio del secolo successivo, i segnali orari radiofonici. Ancora oggi “sopravvivono” in giro per il mondo alcune di tali sfere del tempo, come al Royal Observatory di Greenwich (UK), oggi facente parte dei Royal Museums.