Radio – il termine

Il termine radio, sinonimo di radiazione elettromagnetica, era in uso già prima della dimostrazione dell’esistenza delle onde elettromagnetiche da parte di Heinrich Hertz. Originariamente il termine “radio” era un prefisso generale con il significato di radiante o radiazione, quindi radioattività, in particolare dei raggi alfa, beta e gamma emessi nel decadimento radioattivo dei nuclei atomici.

In Europa, alcuni scienziati che indagavano sulla scoperta di Hertz iniziarono ad impiegare il prefisso “radio-” per descrivere il nuovo fenomeno. Ad esempio, nel 1890 il fisico francese Edouard Branly, definì il suo coherer un “radio-conducteur”.

Ben presto questo uso si diffuse in altre lingue tanto che nella rivista inglese The Electrical Review del 29 dicembre 1897 l’articolo “Hertzian Telegraphy in France” sottolineava che “il signor Branly … chiama i suoi rivelatori radio-conducting tubes”. Seguirono altri usi composti del termine.

In una nota del 21 gennaio 1898 dell’altra rivista inglese di ingegneria elettrica The Electrician veniva suggerito che il termine “radiotelegrafia” era preferibile all’espressione telegrafia senza fili (“wireless telegraphy”), e nel numero del 24 ottobre 1902 la stessa rivista titolava un articolo: “La spedizione radiotelegrafica dell’incrociatore Carlo Alberto”, mentre nel numero del 20 novembre 1903, a commento della prima conferenza sulla telegrafia senza fili: “The Wireless Telegraph Conference”, impiegava numerosi termini composti quali radio-telegrammi, radiogrammi, stazioni radiografiche e radio-telegrafia, mentre nel 1904 in un articolo sulle applicazioni della nuova tecnologia nella marina belga rilevava che: “… la radiotelegrafia è ormai entrata nell’uso corrente”.

A conferma della diffusione del nuovo termine composto la seconda Conferenza di Berlino del 1906 aveva come titolo: “Radiotelegraphic Convention” e riportava esplicitamente parole composte con il termine radio, tanto che, nel numero del 10 novembre 1906 della The Electrical Review si legge: “… l’uso crescente della telegrafia senza fili – o meglio, radiotelegrafia – come supponiamo dovremmo dire ora, dal momento che questa nuova designazione è stata adottata dalla conferenza …”

In ogni caso vi era ancora scetticismo all’impiego dei nuovi termini. A riprova di ciò, nella prefazione all’edizione del 1910 del suo libro “Wireless Telegraphy and Telephony”, William Maver scrive: “Questo autore è consapevole che la designazione ufficiale della telegrafia e della telefonia wireless è radiotelegrafia e radiotelefonia, ma nel testo continuo a far riferimento alle precedenti denominazioni”.

Il passo successivo fu il passaggio dai termini composti radiotelegrafia e radiotelefonia all’unico termine generale “radio”. Già in precedenza si era verificato una tale contrazione: in una circolare delle poste inglesi del 30 dicembre 1904 sulle istruzioni per la trasmissione dei telegrammi venne introdotta la parola Radio (in Radio Service – servizio radio).

Successivamente alla seconda Conferenza di Berlino, a livello internazionale la parola Radio venne adottata un po’ ovunque.

Una delle prime persone a rendere popolare questo nuovo termine fu Lee DeForest , l’inventore del triodo (inizialmente noto come audion) fondando nel 1907 la DeForest Radio Telephone Company e in un articolo scritto quell’anno per la rivista americana Electrical World, nel precisare la necessità di una regolamentazione del settore, pone in evidenza che “il caos del settore radio richiede da parte del governo regole severe”.

In ogni caso il termine senza fili, nell’originario termine inglese wireless non è scomparso tanto da indicare tutti quei dispositivi che comunicano tra loro senza fili.


Amàca – 1492

Sappiamo cosa sia l’amaca e la possiamo immaginare sospesa tra due solidi sostegni.

Probabilmente ha origine presso i Maya del periodo classico, all’incirca 1000 anni fa, ottenuta dall’intreccio di sisal, una fibra ricavata da una varietà di agave, originaria proprio dell’America Centrale.

L’uso di tale tipo di giaciglio è comprensibile in quei climi tropicali, dalla forte umidità e in presenza di insetti ed animali striscianti sul terreno. Ben presto si diffuse nel Sud America e quindi nella vicina zona caraibica. Quando Cristoforo Colombo ritornò dal Nuovo Mondo portò con se spezie ed oro, come promesso, ma anche ananas, tacchini, tabacco ed amache. Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés (1476-1557), storico e naturalista spagnolo che studiò a fondo usi e costumi dei popoli dell’America, nella sua opera più importante, apprezzata anche dagli storici moderni, De la natural historia de las Indias, riferisce: “gli Indiani dormono in letti che chiamano hamaca, fatti con una stoffa dalla trama larga come una rete, dotata all’estremità di cimette con cui appenderli a qualunque altezza. … anche un bambino può portarli con se sotto il braccio”. Già dal 1570 le amache erano utilizzate ovunque nelle colonie dell’America meridionale. Entrò anche sulle navi per la facilità di chiuderle rapidamente quando non necessarie e perché riducevano l’effetto del rollio a vantaggio di chi soffriva di mal di mare. Fu la Royal Navy per prima ad adottarla a partire dal 1597. Unico inconveniente quello di essere in tessuto spesso, in effetti quello delle vele, che, con il caldo non consentiva la traspirazione e dava problemi di claustrofobia. Nonostante ciò sulle navi militari fu adottato fino al 1950 ed è ancora in uso sulle navi scuola.

PHP Code Snippets Powered By : XYZScripts.com