Appartenente alla famiglia delle vele da taglio, è una vela a quattro lati inferita ad un’antenna, la pennola (yard in ingl.), un’asta sporgente verso prua di un terzo della sua lunghezza. Se tale sporgenza è di un quarto o anche meno la vela è detta al quarto. In realtà la vela al quarto comprende più varianti che non hanno una definizione precisa nella terminologia italiana, a differenza di quella inglese per la quale il termine generico è lug sail, che compare agli inizi del ‘600, in cui lug probabilmente deriva dall’antico scozzese lugge, con cui si indicava il manico di una brocca o di una tazza, da cui l’attuale generico vocabolo aletta, aggetto.
Le lug sail comprendono:
standing lug – fornita o meno di boma, ha il punto di mura (l’angolo inferiore di prua ) assicurato al piede dell’albero mentre l’antennale è inferito alla pennola articolata all’albero da una trozza in cavo. Se il boma è presente esso è collegato all’albero da una forcella. Tale tipo di attrezzatura è caratteristico del dinghy 12′
balance lug – simile alla precedente, ma con la pennola e il boma sporgenti appena verso prora rispetto all’albero. Può considerarsi una vela al quarto.
gunter lug – anch’essa simile alla standing lug, ma con la pennola particolarmente verticale. Il boma è fornito di trozza per il collegamento all’albero. In italiano è considerata una vela non appartenente ai gruppi di vela al quarto ed è nominata come vela gunter o alla portoghese.
dipping lug – priva di boma, con il punto di mura assicurato ad una manovra, detta ostino, costituita da un penzolo, eventualmente dotato di paranco, che fa dormiente più a prua dell’albero, spesso all’estrema prua, tramite un gancio. Si tratta di un’attrezzatura velica semplice, la più antica, derivata dalla vela quadra, generalmente priva di manovre fisse e dotata di una pennola, posta sempre sul lato di sottovento all’albero, messa a segno con una drizza, mentre l’estremità inferiore poppiera della vela (punto di scotta) è manovrata da una scotta. Ad ogni cambiamento di mura la vela va ammainata (dipped, abbassata), l’ostino sganciato, si porta quindi il picco sottovento all’albero, si riaggancia l’ostino, con la drizza si ala la pennola e quindi con la scotta si porta la base della vela più al centro barca per risalire il vento con una buona efficienza.
La vela al terzo, nella sua definizione più generale, fu tipica del naviglio minore da pesca e da trasporto del medio e alto Adriatico del XIX sec., come il topo e la sampierota e che sopravvive oggi ad opera di appassionati riuniti in associazioni come l’Associazione Vela al Terzo (AVT), costituita nel 1986, il cui compito istituzionale è rivolto al recupero e valorizzazione degli scafi e delle tecniche di voga e di manovra a vela della tradizione nautica della laguna veneta (Termini di una vela al terzo)
Le vele al terzo e al quarto furono anche le attrezzature di molte imbarcazioni del Mare del Nord. In particolare dei lugger (da lug sail), imbarcazioni da lavoro delle coste di Francia, Inghilterra, Irlanda e Scozia tra il XVIII e la metà del XIX sec. a due e anche a tre alberi, di varia grandezza, anche pontate.